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Qual è il vostro rating bancario?

rating bancario
Il rating bancario è un giudizio espresso dalle banche, che esprime l'affidabilità di un'impresa e più precisamente la sua capacità di ripagare un prestito in un determinato periodo di tempo. La valutazione riassume le informazioni quantitative e qualitative di un’impresa a disposizione degli istituti di credito.

Tabella dei Contenuti

Il rating bancario iniziò ad assumere un valore consistente dopo Basilea 1-2-3, quando le banche iniziarono a dare un rating a chi chiedeva accesso al credito, il che si era tradotto in una sorta di ‘salvagente’ per loro, al momento di misurare la solvibilità di un cliente.

La valutazione del rating è solitamente espressa su una scala crescente di rischio di default dell’impresa dal livello più basso (rischio di default alto, ad es. indicatore C o D) al livello più alto (rischio di default estremamente contenuto, ad es. indicatore AAA.

Il rating bancario è molto più di un indicatore che serve alla banca: è un parametro che l’impresa può utilizzare per valutare il proprio stato di salute.

Perchè migliorarlo significa:

  • poter contare su un maggiore (e migliore in termini di condizioni) accesso al credito;
  • richiedere, discutere e ottenere migliori condizioni bancarie;
  • non dover richiedere garanzie personali e consortili, quindi essere autonomi a seguito di un rating bancario che, quando buono, è indicativo della solvibilità dell’impresa.

Rating bancario e istituti di credito: come sono cambiati i rapporti

È un dato di fatto: il rating bancario oggi è cruciale perché sono finiti i tempi in cui l’imprenditore, forte del consolidato rapporto personale di fiducia con il direttore della propria banca, poteva utilizzare il credito con un’elasticità oggi impensabile. 

Non serviva nemmeno una telefonata preventiva: l’imprenditore sapeva che il fido straordinario sarebbe arrivato.

Per comprendere il cambio epocale dei rapporti fra banca e impresa, nonché la nascita del rating bancario come strumenti ‘a tutti gli effetti’  occorre fare un viaggio nel tempo e approdare al 2006, quando vigeva l’accordo Basilea 1 per cui, in sintesi, si stabiliva l’obbligo per le banche di accantonare capitale nella misura dell’8% del credito erogato.

Con Basilea 2 le banche hanno avuto la possibilità, se dotate di un metodo di calcolo del rating della propria clientela (validato dalla Banca d’Italia), di applicare, invece della percentuale fissa dell’8%, una percentuale variabile: molto bassa per i clienti con rating molto buono, ma crescente in misura esponenziale man mano che le classi di rating peggiorano.

Fin qui tutto bene. 

Ma più capitale la banca doveva accantonare per un cliente “meno buono”, maggiore sarebbe stato lo spread che doveva applicargli per rendere remunerativo il credito erogato. 

Questo meccanismo è cresciuto così rapidamente che, oltre una certa soglia, il tasso che avrebbe dovuto remunerare il rating “cattivo” sarebbe troppo alto (superando la soglia del tasso d’usura).

Così quel cliente doveva essere espulso (in pratica deve rientrare).

A questo punto sorge la domanda spontanea: perché il rating diventava”cattivo” ?

In questo articolo ci limiteremo ad analizzare la componente denominata valutazione “Andamentale”.

L’analisi Andamentale che la banca fa di un rapporto con un suo cliente affidato, prende in considerazione il comportamento tenuto dal cliente nell’utilizzo degli affidamenti e nella gestione dei rapporti di conto corrente e simili.

Sconfinamenti, rate di mutuo pagate in ritardo (o non pagate), utilizzi “a tappo”, assegni protestati (o anche solo impagati a prima presentazione), percentuale insoluti elevata (sul portafoglio presentato allo sconto/sbf), fatture anticipate e mai pagate dal debitore, anticipi all’esportazione mai rimborsati e via dicendo sono elementi che influiscono pesantemente sull’analisi andamentale e, di conseguenza, sul rating.

Ormai tutti questi fenomeni sono rilevati automaticamente dai sistemi informativi della banca a cui non sfugge più nulla. Il direttore di banca può cambiare o avere poca memoria, il sistema informativo è implacabile.

E il meccanismo è così preciso che, al verificarsi di alcuni eventi, viene disposto in automatico, il blocco del fido e/o del rapporto e solo una delibera di livello sempre più alto può sbloccare la situazione.

Inoltre alcuni di questi eventi (ad es. sconfinamenti) producono segnalazioni alla Centrale dei Rischi tenuta dalla Banca d’Italia: in quel momento l’anomalia andamentale diventa di dominio pubblico con conseguenze facilmente immaginabili.

È quindi diventata indispensabile una continua/puntuale attenzione alla gestione dei fidi e dei conto correnti e, se occorre, chiedere preventivamente affidamenti temporanei od occasionali.

L’importanza dell’analisi andamentale fino al rating bancario di oggi

Viaggiando ancora nel tempo, a partire dall’introduzione degli accordi di Basilea 2, il concetto di “merito creditizio” ha assunto una dimensione fondamentale per gli istituti di credito nella concessione dei prestiti alle imprese.

Infatti, l’obbligo di dotarsi di un patrimonio di vigilanza in virtù anche della rischiosità degli affidamenti, ha reso necessario per le banche prevedere dei meccanismi di valutazione della capacità delle imprese affidate di rimborsare i finanziamenti ricevuti.

L’affidabilità di un azienda e più precisamente la sua capacità di ripagare un prestito in un determinato periodo di tempo viene espressa attraverso il “rating” o rating bancario.

La determinazione del rating di un impresa non si esaurisce con il solo studio dei suoi dati di bilancio (analisi quantitativa), ma prevede anche un tipo di analisi detta andamentale. Questa si sostanzia attraverso il monitoraggio operato dalla banca sui rapporti avuti dal cliente con gli istituti di credito.

Su questo tipo di valutazione vanno ad incidere, oltre ai rapporti precedenti avuti dall’azienda con la banca, anche tutto l’insieme dei dati forniti dalla Centrale dei Rischi.

Entrambi questi elementi contribuiranno a determinare il giudizio sul rating bancario.

I dati provenienti dalla Centrale dei Rischi favoriscono la formulazione del giudizio sul merito di credito delle imprese, valutando l’andamento dei prestiti concessi a queste nel corso del tempo, l’eventuale tendenza a “sforare” rispetto al credito concesso e ai tempi di “rientro”.

Tutti questi fattori incideranno anche sulla determinazione dei tassi di interesse che verranno imposti sui prestiti concessi all’impresa.

Diventa importante per le aziende, quindi, nei rapporti con le banche, monitorare e migliorare le variabili che incidono sui risultati dell’analisi andamentale.

Una giusta pianificazione finanziaria risulta essere fondamentale per le imprese che intendono migliorare il proprio rating.

La redazione periodica di budget di tesoreria mediante la previsione costante delle entrate e delle uscite di cassa, permette alle aziende di evitare o comunque saper affrontare eventuali crisi di liquidità che potrebbero causare situazioni di sconfino, insoluti, rate non pagate ecc.

Inoltre, anche la gestione ottimale dei fidi bancari permette all’impresa, oltre che di risparmiare sugli oneri finanziari, di evitare situazioni di tensione finanziaria che avrebbero come conseguenza quella di peggiorare il rating complessivo dell’azienda.

L’analisi andamentale, dunque, consente fondamentalmente di conoscere la situazione di indebitamento finanziario dell’impresa, misurare il grado di fiducia che nutre verso di questa il sistema bancario e conoscere in tempo quasi reale la presenza di difficoltà finanziarie (sconfinamenti, morosità, rate non pagate, richieste di nuovi affidamenti ecc.).

Questa tipologia di analisi assume oggi sempre maggior rilievo tanto che il ricorso ad essa è in alcuni casi superiore rispetto alle stesse analisi di bilancio.

Infatti, le difficoltà che in molti casi si presentano durante l’analisi quantitativa, per la mancanza, incompletezza e comunque manipolabilità dei dati di bilancio, fa si che quella qualitativa diventi la più efficace e obiettiva delle analisi.

E ricordiamo che l’analisi andamentale è parte integrante del rating MCC, una valutazione che va oltre l’accesso al Fondo Garanzia, perché permette all’azienda di comprendere la sua solvibilità complessiva e di poter agire nei giusti modi e nei giusti tempi quando si tratta di fare richiesta di credito.

A tal proposito, il servizio Gold MCC permette all’azienda di effettuare la valutazione internamente e di prendere decisioni strategiche sulla base di dati reali, come puoi scoprire da questo approfondimento.

Fonti: www.francescorhodio.it , www.borsaitaliana.it , www.bancaditalia.it .

come contabilizzare i movimenti bancari con software di tesoreria

Rapporto banca impresa e concessione del credito

Ma torniamo un attimo alla difficoltà nell’accesso al credito da parte delle imprese, che da molti è stata considerata come è uno degli effetti più critici della crisi dell’euro. 

Le regole di Basilea, infatti, sono state disegnate per stabilizzare il mondo finanziario, imponendo ai suoi protagonisti delle corrette pratiche in termini di capitalizzazione, di gestione del rischio e di liquidità, condizionando fortemente i loro impieghi verso l’economia reale e quindi anche aziende e cittadini.

Sotto lo stringente controllo della Vigilanza affidata alla BCE vengono utilizzati dunque sistemi di rating interni sempre più sofisticati per concedere credito su basi oggettive: ciò vale per i maggiori gruppi creditizi ma anche per i minori, come le BCC, controllati a loro volta da Banca d’Italia la quale impone le medesime regole e parametri “basileiani” da rispettare.

Oltre a queste problematiche normative, prima di concedere credito ad un’impresa, bisognava anche fare i conti con un forte rischio insolvenza.

Risultava dunque per le banche molto difficile assumersi altri rischi e, preoccupate della solvibilità di coloro a cui prestano i soldi, hanno attuato una stretta del credito, concedendo a condizioni molto più rigide i prestiti futuri, aumentando i tassi oppure chiedendo più garanzie.

Gli istituti di credito italiani hanno deciso così di privilegiare gli investimenti in BTP, BOT,CCT e CTZ a scapito degli impieghi alle attività economiche: da un lato gli effetti si sono tradotti in un minor rischio paese, dall’altro lato ha consentito alle banche di aumentare il proprio livello di patrimonializzazione, così come imposto dagli accordi di Basilea.

Lo scenario attuale vede oggi il monitoraggio al centro dei rapporti che l’impresa vuole e può instaurare con la banca a cui intende chiedere l’accesso al credito.

In altri termini, oggi la collaborazione tra banca e impresa è fondamentale e il confronto e la maggiore conoscenza reciproca rappresenta uno dei fattori chiave per affrontare al meglio le sfide di riorganizzazione e di rilancio.

Fonti: www.borsaitaliana.it, www.ilsole24ore.com, www.bancaditalia.it

Quanto conta il monitoraggio, oltre al rating bancario

Monitorare il rapporto con gli istituti di credito è una necessità e un impegno quotidiano, che le aziende svolgono spesso manualmente collegandosi con i portali di home banking o recandosi fisicamente agli sportelli.

L’impegno in questo verso è fondamentale per potere monitorare i processi finanziari che sono in atto in azienda, ma anche per verificare le disponibilità e quindi pianificare correttamente i flussi monetari.

Sempre più spesso le aziende lamentano un dispendio di risorse legato al monitoraggio bancario, perché a conti fatti si tratta di un impegno che richiede risorse preparate e di spendere molto tempo per potere effettuare un lavoro accurato.

software di tesoreria per l'accesso al credito

Banche: perché scegliere un software di tesoreria

Il tempo è prezioso, così come lo sono le risorse aziendali.

Il segreto per effettuare un monitoraggio bancario attento, preciso e veritiero risiede nella scelta del giusto software di tesoreria, un sistema che permette di:

  • monitorare con costanza il rapporto con gli istituti di credito;
  • verificare giornalmente che le condizioni vengano rispettate dagli stessi istituti;
  • contare su scenari continuamente aggiornati;
  • supportare i processi decisionali per calibrare al meglio gli investimenti e le uscite,offrendo all’impresa la possibilità di prendere decisioni rapide ed efficaci nei confronti dei clienti, dei fornitori e delle stesse banche;

Banche: l’analisi del consuntivo

Il monitoraggio attuabile con il software Gold Tesoreria permette di analizzare l’andamento aziendale mediante un cash flow preventivo ma anche consuntivo.

Questa caratteristica permette di restituire all’amministrazione aziendale delle capacità di previsione e di controllo difficili da attuare in altre condizioni, soprattutto se il monitoraggio dei flussi bancari ha una natura frammentata oppure occasionale.

Tutto in un’unica soluzione, perché il monitoraggio chiede di essere semplice per poter velocizzare l’operatività quotidiana e poterla incrementare mediante sistemi proattivi. Il risultato si legge in una parola: ‘ottimizzazione‘, intesa come miglioramento dei processi produttivi aziendali e come conseguente stabilità nelle decisioni economiche e finanziare che interessano l’azienda.

Banche: la simulazione del debito

Il software Gold Tesoreria si propone di rispondere a tutte le esigenze descritte, incrementando l’ottimizzazione grazie ad un sistema di simulazione, che lavora automaticamente sul debito totale aziendale.

Simulando i dati con un sistema di girofondi che prevede disponibilità, fidi, tassi e spese, l’azienda è in grado di ottimizzare il debito totale e quindi di pianificare al meglio la gestione del flusso con le banche, con i clienti e i con fornitori.

Il tutto si lega ad un processo di dialogo che coinvolge l’HB e i software di ufficio e corrispondenza di impiego comune, al fine di ottimizzare anche la parte pratica e rendere più produttivo, semplice e positivo l’impegno degli addetti ai lavori.

Per ricevere informazioni dettagliate sul software per la gestione della tesoreria GOLD contattaci a questo link.

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Redazione
La redazione di GOLD LA TESORERIA annovera professionisti specializzati nei settori della finanza, del fintech, del credito e della gestione di impresa. I contributi sono frutto dell’esperienza professionale e del costante studio, ricerche e studio di dati e statistiche.

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