Digitalizzazione aziendale: benefici
Fra i maggiori benefici interni della digitalizzazione aziendale vi è la possibilità di eliminare la ‘carta’ o perlomeno di ridurla drasticamente.
Questa scelta non solo permette a chi lavora di risparmiare tempo prezioso nella consultazione dei documenti, ma riduce gli spazi occupati negli uffici ed è ottima dal punto di vista ambientale.
Operare in un’azienda digitalizzata significa inoltre poter contare su software condivisibili, a cui tutto il team può accedere, a qualsiasi ora e in qualsiasi luogo del mondo.
Questo aspetto si rivela essere cruciale in modalità smart working, ma è altrettanto interessante considerarla dal punto di vista del risparmio di tempo e di energia, con conseguente aumento della produttività aziendale.
La digitalizzazione aziendale porta quindi benefici esterni, ovvero migliora gli assetti marketing e, grazie alla presenza di blog, siti proprietari e canali social opportunamente curati.
Questi aspetti permettono all’impresa di lavorare in modo moderno ed efficace sul modo in cui si propone a clienti, potenziali tali, collaboratori e talenti che possono essere attratti dalla bella presenza online dell’impresa e chiedere di far parte dell’organico aziendale.
Il cliente digitale
Come si comporta il cliente digitale?
Quali sono le sue richieste, le sue necessità e le sue preferenze?
Conoscere il cliente digitale è parte del processo di digitalizzazione aziendale ed è il primo passo che un’azienda impegnata nel web deve compiere per poter indirizzare al meglio la sua comunicazione.
Riuscirci non è immediato e gli ostacoli sono molti, spesso indecifrabili o difficili da codificare.
La Digital Customer Experience è, infatti, un concetto che merita di essere approfondito e che ha molto probabilmente surclassato il parallelo di customer centricity, dove il cliente è centro di tutto e ascoltare le sue necessità si propone come l’unico modo per rendere vincente l’attività.
La Digital Customer Experience: guardiamola con occhi diversi
Il cliente digitale è un cliente speciale, che si comporta oggi come non mai in modo disordinato, frenetico, difficile da catalogare.
I dati variano di giorno in giorno e le conversioni faticano sempre più ad essere individuate alla luce di modalità di acquisto che non sono mai le stesse.
La fidelizzazione non esiste più, o meglio esiste ma è parziale, perché l’abbondanza di proposte che la rete sa offrire ha indotto i clienti digitali a navigare, identificare, raccogliere pareri e pagare con metodi che possono cambiare da un giorno all’altro.
Il cliente ‘scivola’ sempre più dalla rete dalle indagini, forse a causa del bombardamento mediatico al quale è ogni giorno sottoposto e tende a fuggire, a nascondersi, perché spesso la sua volontà è di ‘non farsi trovare’ dalle aziende.
Le aziende devono però farsi trovare, devono proporsi e proporre i loro beni e servizi, per far fiorire la loro attività.
Come è cambiata quindi la customer experience?
L’assenza di contatto fisico fra il cliente digitale e l’impresa che opera nel web sta diventando sempre più marcata, ma il web è ricco di risorse che puoi essere sfruttate al meglio e far scendere in campo per dare vita ad un’assistenza completa e non invadente.
Un ottimo esempio è la figura del virtual personal assistant, che aiuta i clienti a muoversi nelle pagine del sito, l’aumento delle procedure di sicurezza informatica alla luce dei numerosi malware che girano indisturbati in rete e la volontà di emozionare il cliente con strumenti basici quali i blog, che offrono informazione gratuita di settore.
La customer experience chiede emozioni, informazione, servizi e l’azienda che opera in rete deve elargire tutto ciò con la massima velocità, contando su una digitalizzazione aziendale che possa supportare ogni singolo passaggio della customer experience.
Il percorso della Digital Customer Experience
La volontà di offrire servizi sempre più raffinati e coinvolgenti ha indotto le aziende, soprattutto negli Stati Uniti, a investire su settori speciali, come la realtà virtuale, dove lo scopo è di far sentire il cliente parte di un’esperienza avvolgente, emotiva all’ennesima potenza.
Arriverà il giorno in cui il potenziale cliente potrà provare le scarpe che ha visto in rete con la realtà virtuale e indossarle (virtualmente) per andare all’Opera o per fare shopping nella 5Th Avenue.
Il taglio emozionale del digital customer service sembra quindi essere la via preferita, che si lega ad un concetto di istantaneità ed è fortemente legato alla digitalizzazione aziendale.
Il cliente digitale ha fretta, si aspetta di ricevere con un paio di click al massimo la sua merce, velocemente, a casa e senza scocciature di sorta.
Chi non risponde a questa esigenza è tagliato fuori e il processo sembra essere di natura irreversibile.
È impensabile rallentare dei ritmi che sono stati scritti a livello internazionale, almeno fino a che non verrà scoperta una teoria ‘slow’ della rete, così come sta avvenendo con il food&drink.
Dovranno però passare molti anni perché possa mutare qualcosa, perché gli utenti sono oggi abituati alla velocità assoluta e chi non la sa offrire rischia di scomparire, di non essere preferito o scelto anche se il bene e il servizio proposti sono di alto livello.
La digitalizzazione aziendale e il business plan
Il business plan è un documento fondamentale per il presente e il futuro di un’azienda.
Per questo la digitalizzazione aziendale riserva molti strumenti per realizzare basi o veri e propri modelli di business plan direttamente in rete.
Si tratta di tools che possono essere utili per calibrare e pianificare il business plan, perché ti ricordano le voci e le variabili e ti permettono di organizzare lo schema con grafiche spesso accattivanti.
Dietro una grande impresa c’è sempre un grande progetto e per pianificare il guadagno è importante agire con chiarezza, semplicità e contare su strumenti utili.
Il business plan è uno di questi strumenti, un documento che si impegna a descrivere in modo quantitativo e anche qualitativo quali sono le strategie che l’azienda si propone e come sceglie di metterle in atto.
Il business plan parte dal business model, lo strumento che descrive come l’azienda si impegna a realizzare, fornire e generare valore, al quale si aggiunge una sezione che comprende i soggetti e i termini implicati nell’azione di impresa, quindi i clienti, il valore, i canali impiegati, i ricavi, le risorse, i costi e le attività.
Il business plan spiega quindi come mettere in pratica il business model affrontando tempi, costi e metodi nella gestione.
Solitamente il business plan si sviluppa in un arco temporale variabile da 3 a 5 anni e chiede di essere trasformato in corsa secondo le variazioni reali e previste del settore e che interessano personalmente l’impresa.
Tools per cominciare a redigere il business plan
In rete sono alcuni gstrumenti che permettono di realizzare bozze di business plan e ve ne sono alcuni di sicuramente interessanti.
Si tratta di strumenti che possono essere impiegati da chi desidera conoscere e approcciarsi velocemente a questo documento e che possono offrire una prima idea di business plan e della sua realizzazione.
Chi cerca degli esempi da consultare può affidarsi a Bplans, un’applicazione che permette di reperire degli esempi di attività che si desidera intraprendere, mentre chi ricerca template, ovvero schemi grafici utili può visitare il portale di Enloop, che offre servizi di scrittura di business plan gratuiti oppure a pagamento, fornendo anche un interessante supporto nelle sezioni più critiche.
E veniamo ai software, perché all’importante programma di tesoreria che non può mancare in ogni azienda come il software GOLD possono essere affiancati sistemi reperibili in rete.
Ciò che conta nella scelta è orientarsi, in questa fase embrionale, verso sistemi abili nell’includere tool di previsione e di profilazione del settore, ideali per chi desidera contare su proiezioni ad ampio raggio e su stime reali del settore di mercato.
App per scoprire (e capire) il business plan
Business PlanPremiere al costo di 9.99 dollari è un buon esempio di applicazione dedicata al business plan, disponibile per iOs e forte di vantare un chiaro tutorial.
Un altro buon esempio di app per il business plan va ricercato in Elevatr, disponibile al costo di 4.99 dollari per l’universo iOs, che traccia in un unico block notes gli appunti del proprio business plan.
E ora con un consiglio che per molti può essere scontato.
La rete mette a disposizione un’abbondante quantità di tutorial, alcuni autorevoli, che spiegano come stilare un buon business plan.
I canali eletti sono YouTube o i portali ufficiali delle associazioni di categoria, quindi una lezione veloce online può risolvere i dubbi e aiutarti a redigere un business plan di partenza, per il bene dell’azienda e per arricchire gli strumenti dedicati alla previsione.
Il passo successivo chiede di redigere un business plan professionale, come ti spieghiamo nelle prossime righe.
Perché il business plan oggi conta
Oggi le aziende sono chiamate ad adottare una visione forward looking, alla luce dell’entrata in vigore del nuovo Codice della Crisi di Impresa, ma anche delle strette cretidizie introdotte dall’Eba agli istituti di credito.
Per questo il business plan è ogggi uno strumento indispensabile per potere accedere al credito, rispondere ai requisiti di legge, monitorare costantemente la situazione aziendale e favorirne crescita ed evoluzione.
Il business plan può quindi essere redatto con l’aiuto di professionisti che si occupano di questo da anni e offrono un servizio preciso e lungimirante alla tua azienda, con soluzioni personalizzate che puoi trovare qui.
I social nella digitalizzazione aziendale
I social sono croce e delizia della comunicazione attuale, uno strumento di marketing potentissimo, che può contribuire alla ricerca di nuovi e potenziali clienti, ma che si propone, al giorno d’oggi, indispensabile per fidelizzare quelli acquisiti.
Purtroppo molte aziende non curano l’aspetto social quanto dovrebbero e il risultato si traduce in una lacuna comunicativa che può minare le sorti della brand reputation aziendale.
Come colmare questo gap?
Valutando quali sono i costi di gestione social in azienda e meditando su una strategia complessa e strutturata che può portare beneficio ad ogni singolo comparto.
Costi gestione social in azienda: scegliere dei professionisti
Non esiste solo Facebook, perché l’universo social si compone di tanti canali, che meritano e chiedono di essere gestiti da esperti in materia.
Facebook è solo la piccola parte di un universo strutturato, che accoglie il canale tematico LinkedIn, dedicato alla professione, i visuali Instagram e Pinterest, il cinguettante e iper veloce Twitter.
Chi, inoltre, commercia con l’estero, non può dimenticare di informarsi e di farsi aiutare nella gestione dei social che sono diffusi nei paesi del Sud America e dell’Asia.
I costi di gestione social in azienda dipendono da una pluralità di fattori.
Molto spesso la gestione viene affidata a personale che non vanta le competenze adeguate e che rischia, seppur in buona fede, di combinare pasticci in rete.
La gestione social deve essere accorta, ma soprattutto deve essere il frutto di una strategia, che viene fissata a monte con chi si occupa di questa professione.
La strategia può indurre l’azienda a voler spingere un certo prodotto, a costruire una brand reputation alternativa, a concentrarsi sulla fidelizzazione dei clienti e chi più ne ha più ne metta.
Dall’obiettivo prefissato il bravo social media manager intuisce quali sono i canali da usare e come devono essere sfruttati al massimo per garantire risultato all’impresa.
Non è un caso che molti istituti bancari, realtà finanziarie e affini abbiano scelto di veicolare i propri prodotti nei canali social, indirizzandoli ad un target specifico e quindi alimentando la conoscenza anche fuori dai confini più tradizionali.
Il lavoro da svolgere è tanto, ma una buona e corretta gestione dei profili sa offrire alle aziende dei risultati in termini di conversione decisamente appetibili.
Costi gestione social in azienda: il fai da te
Il fai da te nella gestione social in azienda è sconsigliato, ma chi non ha grandi budget da investire può scegliere una strada che è abbastanza onerosa all’inizio, ma che può offrire ottime prospettive all’intera impresa.
Si tratta della formazione, perché formando alcuni dipendenti sul corretto uso dei social si può risparmiare il costo di un’agenzia esterna e velocizzare il processo comunicativo attuandolo ‘in diretta’ dalla propria azienda.
Esistono molti corsi di formazione, quindi è ideale sceglierne uno di serio, che possa permettere ai dipendenti di formarsi e di conoscere con cura quali sono le dinamiche che accompagnano la gestione dei social in azienda.
Grazie alla formazione, i dipendenti possono crescere e l’azienda può contare su una forte base produttiva, impegnata quotidianamente nel corretto processo di comunicazione aziendale.
Ma soprattutto, l’azienda può aggiungere un prezioso tassello al suo processo di digitalizzazione aziendale, per renderla sempre più moderna e consistente.
Incentivi per la digitalizzazione di impresa
La digitalizzazione di impresa è nell’agenda del Mise, il Ministero dello Sviluppo Economico, che ha stabilito quali siano gli interventi finanziabili, fornendo una descrizione esaustiva sul sito ufficiale.
Tutte le imprese possono contare su incentivi per la digitalizzazione aziendale, che hanno lo scopo di ammodernare e modernizzare l’organizzazione del lavoro, sviluppare soluzioni di e-commerce e realizzare interventi di formazione qualificata del personale nel campo ICT.
Digitalizzare per migliorare tempi e modi
La digitalizzazione aziendale comprende numerosi aspetti in grado di snellire e migliorare il lavoro di ogni giorno.
Non solo: digitalizzare l’azienda significa proteggere i dati, che sono la base su cui poggia il business di ogni giorno.
Per questo le soluzioni informatiche GOLD sono al servizio delle imprese che hanno scelto la strada di una digitalizzazione proficua e sicura.